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SANTA FRANCESCA ROMANA
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Francesca Romana
Nata nel 1384 da una famiglia aristocratica romana (nome e cognome riempiono una riga: Francesca Bussa de' Buxis de' Leoni), a dodici anni sposò, in obbedienza al volere del padre Paolo, il comandante delle truppe pontificie dell'Urbe Lorenzo de' Ponziani. La sua vocazione religiosa sublimò allora nel compimento di opere di bene, seguita in questo dalla cognata Vannozza: casa Ponziani divenne un ritrovo per poveri e affamati. Naturalmente, ciò portò a gravi conflitti con il marito e con il suocero, finché la santa non mise al mondo tre figli, dei quali uno solo sopravvisse, Battista. Oltre che dai lutti familiari la sua vita fu funestata dalla vicissitudini di quell'epoca politicamente tormentata: quando Giovanni XXIII mosse guerra al re di Napoli Ladislao d'Angiò e questi per ben due volte invase l'Urbe, Francesca ebbe il marito seriamente ferito e l'unico figlio rimastole preso come ostaggio. Ciò nonostante continuò a dedicare il suo tempo alla preghiera e all'assistenza dei poveri, divenendo conosciuta tra il popolino col nome di "Ceccolella"; il suo palazzo era sempre mèta di bisognosi d'ogni genere e lei profondeva i beni di cui disponeva per alleviare le tribolazioni degli altri. Per poter allargare il raggio della sua azione caritativa, il 15 agosto 1425 istituì in S. Maria Nova al Foro Romano, le Oblate della Congregazione benedettina di Monte Oliveto (dette anche Oblate di Tor de' Specchi) e nel 1433 fondò la congregazione delle Oblate di Maria. Tre anni dopo (1436) morì il marito e Francesca poté emettere i voti nella congregazione da lei fondata, assumendo il secondo nome di Romana; ovviamente fu scelta come superiora, incarico che manterrà fino alla morte. In monastero ebbe dure lotte e tentazioni da parte del demonio, e visioni che raccontò, in romanesco stretto, a Padre Mariotti, parroco di Santa Maria in Trastevere, che era anche il suo padre spirituale e questi trascrisse nei suoi Tractati.
Nel 1440 ritornò a casa per assistere il figlio malato di peste, ma dopo averlo guarito si ammalò lei stessa e fu costretta a rimanere in casa Ponziani per farsi curare. Morì dopo alcuni giorni, il 9 marzo 1440. Le sue spoglie mortali vennero esposte per tre giorni nella chiesa di S. Maria Nova e fu così unanime il tributo di devozione resole dai romani che una cronaca dell'epoca parla di «tota civitas», di tutta Roma, accorsa a renderle l'estremo saluto. Fu sepolta in S. Maria Nova.

Con la canonizzazione, avvenuta il 29 maggio del 1608, la chiesa venne a lei intitolata. L’invenzione del suo corpo si deve a Mario Gabrielli, che, a proprie spese, fece ricerche nella chiesa e il 2 aprile del 1638 i suoi sforzi vennero premiati. Terminati i lavori della nuova sepoltura, il 9 marzo 1649 le fu tolta una spalla per essere mandata a S. Martino vicino Viterbo. La tomba, depredata nell’epoca napoleonica, fu risarcita nel 1869; la santa riposa nell’urna di cristallo, posta sopra l’altare della confessione. Dal febbraio del 1866 al giugno del 1869, per lavori nella chiesa, la salma venne traslata per la seconda volta al Monastero di Tor de Specchi, la prima era avvenuta dal 17 settembre 1800 al 7 maggio del 1801. Nel 1925 Pio XI la designò patrona degli automobilisti: ogni 9 marzo, anniversario della morte della santa, una simpatica e rumorosa folla di automobilisti si riunisce nelle vicinanze della chiesa per ricevere la benedizione.
Nel Martirologio Romano viene festeggiata il 9 marzo - A Roma santa Francesca Vedova, celebre per nobiltà del sangue, per la santità della vita e per il dono dei miracoli.